martedì 24 giugno 2008

BUONE NOTIZIE!


Ebbene, mi sono risollevata il morale oggi, leggendo queste due notizie che sono ben felice di riportare qui....anche perché non credo che Rai e Mediaset daranno loro il benché minimo spazio...! Speriamo bene!

In arrivo la bio-bottiglia
Dal sito www.iTch.it
Chi studia o lavora nel campo del marketing, sa che il cosiddetto packaging, ossia volgarmente la "confezione", l'"imballaggio", rappresenta una delle leve principali all'interno delle politiche di prodotto. Un packaging ben studiato, infatti, può rispondere a diverse esigenze del consumatore, attrarlo e invogliarlo all'acquisto.
Le aziende, così, fanno leva su vari aspetti del confezionamento dei propri prodotti: dall''estetica alla funzionalità all'originalità, ma il punto forse oggi più delicato è rappresentato dalla riciclabilità e dall'impatto ambientale degli stessi.
Il problema dei rifiuti è cosa ben nota e, altrettanto risaputo è il fatto che buona parte di ciò che gettiamo e che finisce generalmente in discarica è rappresentato proprio dagli imballaggi dei prodotti. Ridurne la quantità sarebbe un primo importante passo verso un mondo più pulito e le aziende di questo dovrebbero tenerne conto.
Un esperimento degno di nota è quello dell'ingeo, una fibra rivoluzionaria creata negli USA e derivata al 100% da sostanze naturali. Utilizzando l'ingeo, il cui nome sta per "ingredienti naturali della terra", sarà possibile sostituire le bottiglie di plastica comunemente usate per l'acqua minerale con contenitori completamente biodegradabili in 80 giorni. Si tratta, evidentemente, di qualcosa di "rivoluzionario" in tal senso: se si pensa che il comune PET (Polietilene Tereftalato) con cui vengono prodotte le bottiglie altro non è che un derivato del petrolio, se ne può già immaginare l'effetto che queste hanno anche in termini di consumo di risorse energetiche non rinnovabili ma anche di costi, legati indissolubilmente al prezzo dello stramaledetto "barile" (per produrne 1 kg occorrono 1,9 kg di petrolio grezzo).
La riciclabilità di tale materiale depone in parte a suo favore, ma parlare di "bottiglie biodegradabili" è un passo in avanti non trascurabile, oggigiorno, per chi intende tutelare l'ambiente e porre le basi per un futuro migliore. Tra l'altro, non va dimenticata la "presunta" pericolosità del PET che, secondo diversi studi, rilascerebbe sostanze cancerogene, soprattutto in caso di esposizione al sole.
In Italia, le prime bio-bottiglie saranno utilizzate dalla Fonti di Vinadio, che commercializza l'acqua Sant'Anna e, stando a quanto dice Alberto Bertone, CEO e presidente dell'azienda: “Un esempio concreto può spiegare con maggior chiarezza la rivoluzione di Ingeo: se consideriamo 50 milioni di biobottiglie del peso di 27 grammi ciascuna, rispetto alla stessa quantità di bottiglie prodotte in comune PET, risparmiamo 13.600 barili di petrolio, ovvero la stessa quantità di energia che serve a fornire elettricità a 40.000 persone per un intero mese! Inoltre, riduciamo le emissioni di anidride carbonica pari a quelle emesse da 3.000 auto che percorrono in un anno circa 10.000 chilometri ciascuna. A Vinadio siamo in grado di produrre 50 milioni di bottiglie in una settimana di lavoro. E oggi in Italia si devono smaltire ogni anno oltre 5 miliardi di bottiglie.”
Magari, continuare a investire su una seria ricerca in tal senso, anche a livello governativo, e favorire tali iniziative per farle diventare la "normalità", e non più l'"eccezione" sul mercato, piuttosto che riproporre puntualmente argomenti datati e di dubbio vantaggio economico, sarebbe finalmente qualcosa di positivo!
Consiglio questi due link che approfondiscono, ottimamente, quello che ho accennato a proposito del PET e della sua produzione:
http://www.eco-progetti.com/downloads/acqua/Perche_no.pdf
http://blogeko.libero.it/index.php/2008/quanto_petrolio_usiamo_per_produrre_la_p

"C'è qualcosa di nuovo oggi nel sole" dal blog: LA TAVERNA DI ATLANTE

TUTTO QUELLO CHE NON SAPETE E' VERO
Occupando lo stesso spazio di una centrale nucleare si può ottenere più energia. Dal vento. E senza torri eoliche.
“Abbiamo bisogno di correre verso due obiettivi, risparmio ed efficenza energetica. E dobbiamo guardare con una straordinaria apertura mentale a tutte le prospettive in campo”. Lo ha sottolineato il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola, che ha partecipato ad un incontro organizzato dall’Università di Bari per presentare il progetto Kite-Gen, basato su aquiloni che raccolgono il vento a grande altezza per far girare un carosello connesso ad un generatore, producendo energia a basso costo e salvaguardando l’ambiente. Il sistema - è stato spiegato - prevede che il vento d’alta quota vada catturato tramite batterie di grandi profili alari, pilotati automaticamente ed ancorati tramite cavi ad una struttura ruotante ad asse verticale. Questi profili alari si autosostentano nel vento e trasmettono l’energia cinetica del vento ad un sistema meccanico che la trasformerà in energia elettrica. Un piccolo prototipo è stato già fatto funzionare. All’incontro sono intervenuti il sottosegretario per l’ambiente [ndr. della Regione Puglia] Laura Marchetti, il presidente per la Puglia dell’Anci, Michele Lamacchia, il rettore dell’Università di Bari, Corrado Petrocelli, docenti del Politecnico di Torino2.
“Il governo nazionale, pur nelle ristrettezze della Finanziaria - ha detto Marchetti - sta investendo molto sia sulla applicazione delle fonti energetiche alternative, sia sulla ricerca, con una serie di bandi, milioni di euro, che possono andare a progetti di questo tipo. Ora vedremo e poi ci pronunceremo: se questo impianto rispetta i criteri che sono insiti nelle linee guida nazionali (rispetto delle zone protette, delle zone sic, le aree di particolare interesse storico naturalistico, direttiva habitat, direttiva uccelli, zona parchi, zone archeologiche, zone di usi civici, etc.) sarà valutato”.
Il progetto è stato presentato dal suo ideatore, Massimo Ippolito, originario della Puglia, componente della società italiana “La Sequoia Automation” di Chieri (Torino).
“Contrariamente ai mulini a vento tradizionali che sfruttano l’energia rinnovabile, ma molto limitata, ad intermittenza ed ecologicamente dannosa rappresentata dal vento a bassa quota, il Kite (aquilone in inglese) Gen - ha detto Ippolito - utilizza il vento ad alta quota, lasciando imperturbato il vento a terra“.
Il progetto - ha annunciato Vendola - potrà essere presentato nell’ambito del bando relativo ai progetti di ricerca e sviluppo. “I bandi” - ha detto “avranno un tempo di selezione di progetti di pochi mesi e speriamo che la Puglia, non soltanto dal punto di vista dell’eolico tradizionale, in cui ha il primato italiano di produzione, ma anche dal punto di vista delle nuove frontiere dell’eolico, che sono dell’eolico in mare e dell’eolico in atmosfera, quello degli aquiloni, del Kite-Gen, può guadagnare sempre di più il profilo di un grande cantiere delle nuove frontiere dell’energia”.
L’ideatore del progetto, esperto in meccatronica e fisica aerodinamica, identifica nella Puglia un “territorio ideale dove poter creare, nel giro di tre-quattro anni, un generatore industriale”. Il nuovo generatore eolico con la stessa massa di un normale mulino da 1Mw (2.000 tonnellate) eroga - è stato detto - una potenza di 84Mw e con la stessa superficie di rispetto di una centrale nucleare da 1000 Mw (5km di raggio e 1.5 km di altezza) eroga la stessa potenza ma ad una minima fruizione del costo..
“Il nuovo generatore eolico” - ha spiegato Ippolito - comporta notevoli vantaggi di natura economica, 1500 euro per Gw/h, contro i 30mila euro dell’energia prodotta con combustibili fossili, o i 39mila euro del nucleare.
Fonte: Nuovo Quotidiano di Puglia del 30/06/2007
Giuro che il primo pseudo-ambientalista che contesta gli aquiloni me lo mangio a colazione.
Approfondimenti: www.kitegen.eu

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Ci voleva la crisi del petrolio per muovere finalmente le alternative .... E' proprio vero: sono i soldi che muovono il mondo.
Ma almeno in questo caso lo muovono nella direzione giusta.
Ciao.

Matteo ha detto...

Si si, quella della bio-bottiglia è davvero un'ottima notizia.
(Ce ne vorrebbe qualcuna in più, di buona notizia, in questo buio.)

Alfiere ha detto...

Mi chiedo, biodegradabile in 80 giorni... bisogna un pò valutare i problemi legati al trasporto e tutto quanto, se non si vuole che la bottiglia si sciolga nel tir!